Trevi: il borgo dell’olio tra storia e panorami mozzafiato
Trevi appare da lontano come un miracolo di pietra. La sua forma arroccata, un grappolo di case strette l’una all’altra, sembra sfidare il tempo, arrampicandosi lungo la collina che domina la Valle Umbra. Chi la osserva dalla piana la vede come una corona di torri e tetti rossi immersa in un mare argentato: gli ulivi, milioni di ulivi che circondano Trevi da secoli e che ancora oggi disegnano il paesaggio come un ricamo infinito. È un borgo che non si concede subito, che va conquistato passo dopo passo, salendo lungo la strada che si snoda tra le colline.
Entrando attraverso una delle sue porte medievali, sei subito avvolto da un’atmosfera particolare. Le pietre delle case hanno il colore del tempo, i vicoli sono stretti e tortuosi, le scale salgono e scendono come se seguissi il respiro stesso del borgo. Camminando, senti il suono dei tuoi passi rimbombare, percepisci la quiete di un luogo che ha scelto la lentezza come misura di vita. Non ci sono frenesie, non ci sono vetrine sfavillanti: c’è la bellezza essenziale di un borgo che ha saputo conservare la sua autenticità.
Il cuore di Trevi è Piazza Mazzini, elegante e raccolta, una terrazza sospesa sul mondo. Da qui lo sguardo corre lontano, abbracciando la valle intera: a est si intuisce il corso del Clitunno, a sud il profilo di Spoleto, a nord le colline che portano a Foligno e Montefalco. È un panorama che muta con le ore e le stagioni: dolce e vellutato al mattino, luminoso e nitido a mezzogiorno, struggente e dorato al tramonto. Restare qui, appoggiati a un muretto o seduti su una panchina, è già un’esperienza di viaggio, perché senti che lo sguardo si riempie e l’anima si placa.
Le chiese di Trevi raccontano la sua lunga storia di fede e arte. La Chiesa di Sant’Emiliano, patrono della città, custodisce la memoria del martire e colpisce per la sua architettura romanica sobria ed elegante. Entrando, la penombra e l’odore di pietra umida ti avvolgono, invitandoti al silenzio e alla contemplazione. Poco distante, la Chiesa di San Francesco, oggi sede del Museo della Civiltà dell’Olivo, lega arte e territorio in un modo unico: qui non si ammirano solo opere sacre, ma si comprende anche il legame millenario che Trevi ha con il suo oro verde.
L’olio è infatti l’anima di Trevi, la sua identità più profonda. Gli ulivi che circondano il borgo non sono solo colture, ma monumenti viventi. Alcuni hanno secoli, altri forse millenni, e guardandoli sembra di leggere un libro fatto di rami e radici. L’olio extravergine di oliva che nasce qui è tra i più rinomati d’Italia: intenso, fruttato, con un retrogusto che pizzica e che racconta il carattere di questa terra. In autunno, quando inizia la raccolta, le colline si trasformano in un grande teatro di lavoro: famiglie intere scendono tra gli ulivi, stendono i teli, raccolgono le olive, e nei frantoi l’aria si riempie del profumo erbaceo dell’olio nuovo.
È un rito antico che culmina con la Festa dell’Olio Nuovo, quando Trevi celebra la sua ricchezza più grande. In quei giorni il borgo si anima: le piazze ospitano mercatini, i frantoi aprono le porte ai visitatori, le taverne servono bruschette calde irrorate di olio appena spremuto. Ogni strada diventa un inno alla terra, un’occasione per condividere un patrimonio che non è solo gastronomico ma anche culturale e spirituale.
Accanto all’olio, Trevi custodisce un altro tesoro: il Sedano Nero, una varietà unica che cresce solo qui, nelle terre fertili della valle. Non esiste altrove, ed è diventato un simbolo gastronomico del borgo. Le sue coste lunghe e carnose hanno un sapore intenso, fresco e leggermente dolce, che lo rende diverso da ogni altro sedano. In autunno, insieme all’olio, diventa protagonista della Sagra del Sedano Nero e della Salsiccia, un appuntamento che richiama viaggiatori e buongustai da tutta Italia.
Passeggiare per Trevi in quei giorni significa immergersi in un’esplosione di profumi e sapori: i vicoli si riempiono di stand, le cucine sfornano piatti tradizionali, e ovunque si celebra questo ortaggio speciale. Il piatto simbolo è il Sedano Ripieno alla Trevana: coste di sedano scottate, farcite con un impasto di carne, uova, formaggio e spezie, poi cotte in forno con un velo di salsa di pomodoro. È un piatto che sa di convivialità e di memoria, servito da generazioni nelle famiglie e ancora oggi protagonista delle feste. Gustarlo a Trevi significa assaporare un pezzo autentico della sua identità.
Trevi è un borgo che non vive solo dentro le sue mura. Scendendo lungo i sentieri, ti ritrovi immerso negli ulivi e, più a valle, lungo il corso del fiume Clitunno. Qui le famose Fonti del Clitunno offrono uno spettacolo naturale che ha incantato poeti e viaggiatori fin dall’antichità. Piccoli specchi d’acqua limpida, circondati da pioppi e salici, riflettono il cielo e creano un’atmosfera magica. Non è un caso che da secoli siano celebrate come luogo di bellezza e di ispirazione: chi vi arriva capisce subito che c’è qualcosa di profondamente poetico in questo angolo di natura.
La cucina di Trevi riflette il carattere della sua gente: semplice ma raffinata, sobria ma intensa. Ogni piatto è un racconto: dalle zuppe di legumi, dense e nutrienti, alle carni alla brace, al pane cotto a legna, che con l’olio nuovo diventa poesia. E naturalmente, il sedano nero, che trova mille declinazioni: nelle insalate, nelle minestre, nei ripieni. Ogni tavola a Trevi è un intreccio di sapori e storie, un invito a condividere.
Ci sono momenti che restano impressi. Al mattino presto, quando il sole sorge e illumina le pietre del borgo di una luce rosa. A mezzogiorno, quando la vita scorre lenta tra le stradine, e il profumo di cucina si diffonde dalle case. Alla sera, quando le luci dei lampioni si accendono e Trevi si adagia nel silenzio, con le sue mura che brillano come oro antico. Sono istanti che parlano direttamente all’anima, e che fanno capire perché Trevi sia considerata uno dei borghi più belli e autentici dell’Umbria.
Quando lasci Trevi e guardi indietro, vedi ancora il borgo arrampicato sulla collina, fiero e discreto, e ti rendi conto che non hai visitato solo un luogo. Hai incontrato un modo di vivere, un legame profondo tra terra, comunità e tradizione. Trevi resta con te come il sapore pungente dell’olio nuovo, come la freschezza del sedano nero appena raccolto, come la voce delle sue pietre eterne. È un ricordo che non svanisce, un invito a tornare.